Salinas 16 luglio 2023
Anche quello appena trascorso è stato un mese pieno di tanti incontri, di tanti avvenimenti, di tante attese, non è stato un mese semplice, la perdita fresca, così imprevista ha lasciato qualche segno, non è così semplice, così automatico riprendere le attività e i ritmi come se nulla fosse accaduto.
Per fortuna le cose da fare sono molte e questo ti aiuta a guardare avanti senza stare troppo fermi sul posto a segnare il passo. L’avvenimento più importante in questo mese, almeno per noi, in particolare per Anna che su questo progetto ci ha messa un mare di energie, è l’apertura, “finalmente”, diciamo finalmente perché è stato un lavoro lungo e paziente, un parto travagliato, della “Tienda de Artesanía”, dopo tanto lavoro con le artigiane, dopo tanto lavoro per sistemare la parte di negozio, che si trova al secondo piano dell’”Acopio” (il negozio comunitario). Inizialmente era in gran parte al grezzo, fondi a disposizione per terminarlo e per arredarlo non ce n’erano, o meglio erano piuttosto esigui, quindi di necessità virtù, ci si è improvvisati un po’ in tutto, imbianchini, elettricisti, falegnami, arredatori, abbiamo sicuramente lavorato di più di un artigiano professionista, e quasi sicuramente peggio, ma siamo riusciti con le poche risorse a disposizione ad aprire la tanto sognata “Galería de Artesanía”. Il 27 giugno giorno dell’apertura, come succede in tutto il mondo in queste occasioni, c’erano tutti, come brutalmente si dice “Cani e Porci” tutti hanno preso la parola, e come sempre succede in queste occasioni tutti hanno collaborato per raggiungere l’obiettivo (hanno detto), forse noi troppo occupati a lavorare non ci siamo accorti di tutti questi contributi, speriamo ora mantengano almeno una parte delle innumerevoli promesse o buoni propositi che hanno esternato durante la cerimonia di apertura. Non c’è nulla di polemico in questo racconto, ve lo compartiamo con molta ironia, solo per condividere nuovamente quello che vi abbiamo più volte raccontato, nonostante siamo in un altro emisfero, siamo in un paese con etnie, usanze, storia completamente differenti dalle nostre, i meccanismi, le incoerenze, l’opportunismo sono gli stessi, alla fine della fiera l’uomo nel bene e nel male, tranne qualche sfumatura è uguale a tutte le latitudini. Anche le difficoltà, gli imprevisti e le soddisfazioni, le gioie sono grosso modo le stesse. È stato fatto un gran lavoro per aprire questo punto di vendita, ma potrà continuare a esistere, o meglio ancora a svilupparsi, solo se tutti indistintamente apporteranno il loro contributo per quello che gli compete, se tutte le varie entità coinvolte nel progetto turistico anche loro promuoveranno la “Tienda”, se lo stesso personale della “Tienda” si comprometterà a vendere anche i prodotti di questo nuovo reparto, se le artigiane produrranno prodotti curando sempre più la qualità, cercando sempre nuovi modelli da offrire, e non ultimo con il tempo si faranno carico anche della vendita. In conclusione la “Tienda” avrà senso di esistere solo se in un tempo accettabilmente corto sarà gestita in toto dalle donne delle comunità. Questo per noi è il senso, o uno dei sensi principali della nostra presenza qui, aiutare dove ci sono alcune difficoltà, con le capacità che abbiamo; dovremmo essere solamente terze parti che aiutano a rimuovere ostacoli, se ci sono, senza mai essere protagonisti dei processi; anche qui gli intoppi per incomprensioni, per contrasti, per beghe, per puntigli personali non mancano, e spesso sono queste le cose che impediscono più che la buona riuscita di un progetto il suo proseguo nel tempo. Non sappiamo se questa sia la forma migliore, ma in questo momento ci sembra la migliore percorribile. Nulla di quello che facciamo deve esistere o può proseguire solo vincolato alla nostra presenza, sarebbe un fallimento totale su tutti i fronti. Lo diciamo così con tanta fermezza perché è una cosa che abbiamo visto in più di qualche situazione, in più di qualche realtà. Altri fronti su cui siamo impegnati in questo periodo è l’organizzazione dell’arrivo dei ragazzi per il mese di esperienza in missione, i primi arrivi saranno il 24 luglio, due ragazze che arriveranno per conto del Centro Missionario. Il fine settimana scorso siamo andati da Don Giuliano a Quito che con grandissima sensibilità ci ha proposto una messa ad un mese dalla morte del papà di Emanuele in collegamento con i familiari in Italia, momento particolare di cui siamo infinitamente grati a Don Giuliano. Abbiamo approfittato dell’occasione per organizzare maggiormente i primi giorni di presenza delle due ragazze, l’idea è quella di fare una presentazione della storia della missione trevigiana in Ecuador, della realtà sociale, della realtà politica e non ultima della realtà religiosa attuale. Anche se si fermeranno solo un mese, siamo convinti che avere una infarinatura della realtà dove andranno a vivere/condividere serve ad addentrarsi nella realtà stessa con maggior coscienza. Coscienza che siamo qui per condividere (dividere con), vedere e apprendere, e dove possibile, dove richiesto, portare il nostro modesto contributo. Il che non vuol dire essere dei turisti spettatori, ma vuol dire pensare prima di parlare, pensare prima di giudicare, pensare prima di agire. Questo crediamo sia un bel approccio, per poter fare anche altri passi dopo questa esperienza. Ci auguriamo che per tutti i ragazzi che quest’estate ci verranno a trovare l’esperienza rappresenti una prima tappa, un primo passo di molti altri, verso una vita di maggior condivisione con il prossimo. Nessuno di noi è “il centro del mondo”, tutti facciamo parti di un unico mondo che gira e noi ci siamo sopra, non è il mondo che gira attorno a noi, e anche noi volenti o nolenti facciamo parte dei problemi che lo assillano, nessuno esente. Con Don Giuliano si pensava, e la cosa ci piacerebbe veramente molto, di riuscire a fare anche con i ragazzi del Gruppone che arriveranno in agosto un momento simile, come introduzione, come antipasto alla esperienza che si appresteranno a fare. È per noi occasione di conoscerli un po’ di più, una telefonata di presentazione va benissimo, ma forse non sufficiente. Chi si appresta a fare un’esperienza del genere, chissà per quanto tempo l’ha covata nel suo cuore, chissà quanti sogni, chissà quanti castelli ci ha costruito sopra, chissà quante speranze ci ha riposto, chissà quante risposte a domande che ha dentro sta cercando… per questo è bene fare tutti i passi per benino, perché questa esperienza possa raggiungere più obiettivi possibili, se poi c’è qualcuno che questa esperienza l’ha pensata e programmata come delle ferie alternative, non ha proprio centrato il senso, e gli rimane poco tempo per resettarsi e sintonizzarsi su lunghezze d’onda più appropriate, magari qualche chiacchiera iniziale può aiutare a rientrare nei binari prima di deragliare. Con le ragazze che arrivano a fine luglio vivremo prevalentemente a Simiatug, ma la volontà è quella di visitare e/o operare in tutte e tre le Parroquie della Missione, conoscendo e relazionandosi con le differenti, molto differenti, realtà che costituiscono le oltre 100 comunità che fanno parte della missione salesiana. Sarà una esperienza nuova anche per noi, diversa dall’approccio adottato con il Gruppone, ma sicuramente ugualmente “linda” La scorsa settimana abbiamo avuto l’incontro con la comunità di Natawa, ormai manca poco anche all’arrivo dei ragazzi del Gruppone. Come sempre c’è stata una bellissima accoglienza del progetto da parte della comunità; non abbiamo molto tempo per organizazre il tutto, ma per l’arrivo dei ragazzi saremo pronti. Vediamo se il prossimo anno riusciamo ad unire le due esperienze (Gruppone-Diocesi)… sarebbe molto bello! Abbiamo davanti due mesetti diciamo impegnativi, ma sicuramente ricchi di tanti incontri, di tante condivisioni, di tante esperienze e ci auguriamo possano essere mesi indimenticabili per tutti i ragazzi. Emanuele Anche questo un mese pieno pieno, l’apertura della Tienda de Artesanía ci ha assorbito moltissime energie e moltissimo tempo, in particolare per Anna. Il giorno dopo l’apertura che la tensione si è attenuata un po’, la stanchezza è arrivata come un tir, e ci ha steso. Qualche giorno di respiro e siamo ripartiti con i prossimi impegni: l’accoglienza dei ragazzi che arriveranno, cercare di mettere assieme tutti i documenti che servono perché il ragazzo di Yacubiana che verrá a fare l’esperienza del mese in Italia condividendo i campi di lavoro assieme ai ragazzi del Gruppone. E si ripresenta “il binario” di cui parlavamo la scorsa volta, un binario a due vie, per andare in ambe due i sensi di marcia: la connessione non deve essere unidirezionale, ambedue le sponde dell’oceano hanno qualcosa da dire, ambedue le sponde dell’oceano hanno qualcosa da apprendere. L’essenziale è che da ambedue le sponde dell’oceano ci sia l’umiltà di apprendere, l’umiltà di mettersi in discussione, l’umiltà di resettare e ricominciare tutto da capo, e badate bene non date nulla per scontato, la ritrosia a mettersi in discussione, ad apprendere cose nuove a resettare non sta sempre dalla parte che con molta superficialità pensiamo. E questo interscambio può essere una delle forme più efficaci per creare una relazione alla pari, di scambio, di confronto per creare un mondo differente, possibilmente migliore. Lo respiriamo bene, in alcune relazioni che siamo riusciti a creare con alcune persone, con alcune comunità, una colazione, un pranzo, una birra raccontandoci sogni, desideri per il futuro, la relazione tra persone permette di andare oltre alle barriere culturali, storiche. Questi scambi favoriscono questo tipo di incontri, chiaro bisogna metterci impegno non può essere solo un incontro, uno scambio in cose vacue, bisogna metterci cervello e cuore nell’incontro, nella relazione. Nulla nella vita ci viene regalato, tutto ha un prezzo, mediamente tutte le cose che hanno un prezzo hanno anche un sapore differente. Noi quest’estate ci metteremo il cuore per fare in modo che gli incontri diventino relazioni continuative, forse questo è uno dei sensi primari di questi scambi tra mondi lontani, la relazione, la relazione duratura nel tempo. Anna La “Galería Artesanal WARMI RURAY”, che in Kichwa significa letteralmente “donne costruttrici”. Cosí si chiama il nuovo posto dove passo la maggior parte delle mie giornate da una quindicina di giorni. Chi l’avrebbe mai detto -e sicuramente le mie amiche storiche non ci avrebbero scommesso un centesimo- che mi sarei ritrovata a fare la “commessa” in un negozio di articoli d’artigianato! Come vi abbiamo scritto nella prima parte della lettera, il proposito è che il mio impegno sia temporaneo e il piú breve possibile. Se le vendite andranno bene, si potrá pensare a un minimo di stipendio per un paio di giovani mamme che al momento producono artesanía. Pensare di poter creare posti d’impiego, per quanto in piccolo, per me è una bella soddisfazione e spero diventi realtá. Dentro di me ripeto spesso che non vedo l’ora di iniziare un nuovo progetto sociale, soprattutto perché significa che il progetto precedente è terminato e puó camminare senza il mio apporto. Tra una settimana staccheró, per circa due mesi, da questo impegno quotidiano e sará un po’ come una prova del nove… Sono emozionata come sempre per l’arrivo di amici dall’Italia e sono emozionata anche per la partenza di Washington, sia perché avrá modo d’incontrare tutti i miei affetti (e di questo sono un poco gelosa e invidiosa) e sia perché penso che per lui sará un’esperienza che lo cambierá… come fu per me la prima esperienza di Missione con il Gruppone!Una splendida estate e un abbraccio a tutti Hasta pronto. Emanuele y Anna
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