Lettera Emanuele e Anna - Settembre

Salinas 18 Settembre 2022

Un grandissimo abbraccio a tutti!
Siamo tornati a Salinas da un mesetto, e siamo rientrati rapidamente negli impegni che avevamo per un breve periodo lasciato, così riprendiamo anche la consuetudine più o meno mensile di farvi partecipi di quello che stiamo vivendo.
Parlando con qualcuno del nostro rientro lo abbiamo definito “travolgente”… forse è il termine che più lo illustra. Siamo partiti il 15 agosto mattina e la stessa sera, grazie al fuso orario favorevole, eravamo già a Salinas, il giorno dopo già operativi… come se dalla partenza al rientro fossero passate poche ore… una sensazione strana, ma allo stesso tempo molto bella, almeno noi l’abbiamo vissuta così… molto positivamente…
Dopo due giorni eravamo a La Palma con i ragazzi che stavano vivendo il loro mese di esperienza in missione…
Ci siamo fermati con loro solo tre giorni perché, dopo 15 giorni, erano un bel gruppo amalgamato, Francesca come accompagnatrice stava facendo un buon lavoro, i rapporti con la comunità erano positivi, probabilmente l’incidente occorso al figlio di Mario – che ha sconvolto un po’ tutta la comunità di La Palma e la stessa Salinas, scombinando tutto quello che era stato programmato per il mese – ha dato vita a nuovi equilibri, a nuove situazioni che si sono dovute approntare alla bene e meglio, ma che hanno dato vita a qualche cosa di diverso e molto positivo…
Il fine settimana successivo assieme a loro siamo andati a Muisne, dove don Giuliano ci aveva invitati per l’inaugurazione del nuovo “comedor comun”. Siamo partiti il venerdì verso le 23:00 e rientrati la domenica pomeriggio verso le 16:00, nel mezzo circa 25-26 ore di viaggio in un pulmino che in Italia omologherebbero per 9 persone… noi eravamo in 18… mancava solo l’olio e avremmo potuto fare l’esperienza del tonno in scatola! A parte questo, sono stati due giorni bellissimi, abbiamo potuto vedere come sia cambiata la comunità in questi ultimi anni… un cambio deciso nell’aspetto, per alcuni tratti, per alcuni aspetti sembrava di essere in un villaggio turistico, un campo da calcio di dimensioni regolamentari, l’unico nella zona, attira ogni fine settimana parecchia gente… una comunità che si anima… se poi presti un po’ di attenzione e cerchi di ascoltare anche i rumors sotterranei, ci si rende conto che gli attriti non sono del tutto risolti… magari non lo saranno mai, come capita anche da noi in Italia… i rancori sono sentimenti che persistono nel tempo come nessun’altra cosa… ma si percepisce pure una comunità in cammino…
Con l’occasione abbiamo conosciuto Mons. Antonio Crameri il nuovo Vescovo di Esmeraldas, uno svizzero membro della Società dei Sacerdoti del Cottolengo… giovane, energico e simpatico… abbiamo accennato al progetto ad Esmeraldas, nel Bario di Santa Marta (ve lo raccontavamo lo scorso anno quando abbiamo fatto visita a quella realtà)… casomai le cose maturassero avremo un ulteriore appoggio da parte sua…
I ragazzi sono ritornati a La Palma per continuare il lavoro, noi invece siamo rimasti a Salinas con Corrado, lasciando loro la libertà di vivere l’esperienza senza la nostra ombra, e noi proseguendo con i progetti e approfittando della presenza di Corrado per visitare alcune comunità, alcune realtà che ci chiedevano una collaborazione come Gruppone.
Dopo il blocco di gran parte delle attività causa Covid, adesso se ne stanno riprendendo alcune, si cerca di pensare al futuro… cosa che si era smesso di fare, concentrati nel comprendere cosa ci riservava il presente. C’è la comunità di Pachancho che vorrebbe realizzare la nuova Quesera, la vecchia non rispetta più nessun requisito sanitario, una volta più o meno tutto era accettato, ora anche qui si esigono condizioni minime nei luoghi atti alla lavorazione degli alimenti…
La comunità di Yacubiana ha in programma di realizzare una caffetteria nella parte alta della Quesera, dove accogliere turisti e potenzialmente organizzare attività turistiche in Yacubiana o in punti turistici vicini.
La comunità di Cañitas ci ha chiesto un contatto, non abbiamo ancora avuto occasione di incontrarli.
La comunità di Apahua ci ha chiesto di aiutarli per riaprire la Quesera, attualmente chiusa per problemi con il “fisco” (traduzione non corretta dell’ente con cui hanno problemi, ma ci aiuta a rendere l’idea del problema).
A tutti abbiamo spiegato la nuova forma con cui vorremmo d’ora in avanti lavorare/collaborare con le comunità… tramite un prestito, non più con finanziamenti a fondo perduto…
Chiaramente è una forma differente che gli spiazza, non sono abituati a questa relazione, bisognerà fare molti incontri e spiegare passo passo, ci vorrà tempo, come è successo con la comunità di La Palma dove è stato necessario impiegare più di un anno, ma ce l’abbiamo fatta, la comunità ora ha già pagato la sua prima rata. Con persistenza e una relazione continua alcune cose si possono cambiare, certo questo richiede un compromettersi maggiore, da entrambe le parti, e questo ci sembra essere la cosa più positiva di tutto il processo… la relazione continua a nostro avviso permette di creare un legame di fiducia, di stima da entrambe le parti che permette di guardare al futuro con una fiducia differente…
In qualche comunità in cui sappiamo che il maggior problema è la conflittualità interna, tra famiglie, tra fazioni, tra vecchie generazioni e giovani generazioni, abbiamo chiesto di risolvere tutti questi conflitti prima… poi saremo disponibili ad ascoltare le loro richieste. Puó sembrare un atteggiamento un po’ arrogante, ma dove esistono questi conflitti è quasi impossibile raggiungere una mediazione, la nostra presenza come “gringuitos” (stranieri) sarebbe solo fonte di ulteriori conflitti, meglio che i conflitti se li risolvano tra di loro, con i loro modi e i loro compromessi, per noi a volte assai astrusi…
Il fine settimana in cui i ragazzi hanno fatto rientro in Italia, accompagnandoli in aeroporto abbiamo approfittato per fare visita ad alcune persone che in qualche modo fanno parte della storia del Gruppone, o comunque della nostra storia personale: Suor Carmen Cuña e Suor Carmen Haro che fanno parte della storia di Amaguaña; Daniela Andrisano (Fidei Donum della Diocesi di Treviso) che vive in Ayora (Cayambe) ed opera assieme a un bel gruppo di persone in un progetto scolastico e di sostegno alle donne, una bella occasione di condivisione e incontro.
Il giorno dopo visita alle comunità di Zuleta, conosciuta per il “bordado” (ricamo) dove abbiamo potuto notare una organizzazione e strutture di accoglienza turistica di grande qualità, da cui Salinas potrebbe apprendere parecchio! Abbiamo visitato poi la notissima Otavalo, conosciuta in tutto il mondo per il suo artigianato, noi l’abbiamo visitata nella speranza di raccogliere qualche idea da portare a Salinas. È stata una delusione, artigianato c’è n’era a volontà, di tutte le forme e specie di grande bellezza, ma il tutto era solo un grande mercato, tutto concentrato nella vendita, una cittadina tutta pensata per vendere, vendere e vendere… pensavamo di trovare un po’ di poesia… invece la poesia si è persa nel tempo…
Poi una mezza giornata in Amaguaña con le bambine, sempre momenti particolari… travolti dalla loro esuberanza, e anche stravolti dai racconti delle loro giovanissime vite.
Dopo aver accompagnato i ragazzi in aeroporto, come sempre momenti di forti emozioni, abbiamo accolto l’arrivo di Elena e poi ci siamo diretti verso Salinas facendo un’ultima tappa a San Nicolas nel “tailler de carpintería” (scuola di intaglio del legno) a cui Peppo e Adriana hanno dato vita, e dove Emanuele e Corrado hanno molti ricordi di gioventù. San Nicolas sta vivendo molte difficoltà a continuare la sua opera, questo dovuto ai molti cambiamenti che il paese ha avuto in questi anni, cambiamenti a cui ora una struttura del genere con la relativa impostazione fa fatica a dare risposte interessanti. Un peccato vedere una struttura così, praticamente inutilizzata, ma piaccia o non piaccia bisogna trovare il modo di seguire i cambiamenti dei tempi… ovviamente senza rinnegare i propri fondamenti, ma non si può restare monolitici in tutto…
Dopo tutte queste belle cose vi facciamo partecipi di due episodi molto tristi e duri che hanno coinvolto e segnato due comunità.
La Palma, dove Sebastian, il figlio di Mario Aldaz animatore della comunità e attuale presidente della Quesera, cadendo da una scala ha picchiato la schiena danneggiando le vertebre cervicali. L’ospedale più vicino, quello di Guaranda, non l’ha accettato perché non ha strutture e mezzi adeguati per problematiche di tipo neurochirurgiche, cosí sempre in macchina, l’hanno portato all’ospedale di Ambato, dove è stato accettato e dove l’hanno operato… ma il disastro sanitario di questo Paese costringe la gente a pagarsi tutto… il medico fa la ricetta e un familiare va in farmacia a prendere i farmaci che poi porta in ospedale. L’intervento è stato preventivato con un costo dai 5 agli 8 mila dollari a secondo di quello che si sarebbe prospettato in fase operatoria, e anche per l’intervento hanno dovuto comprare tutto il necessario comprese viti e placche! Sembra un racconto di fantasia ma è la realtà della sanità Ecuatoriana: o hai i soldi o sei spacciato!
Come Gruppone ci siamo mobilitati per far avere qualche migliaio di dollari per la fase iniziale, poi tutta la Parroquia di Salinas si è mobilitata per raccogliere aiuti, facendo una maratona radiofonica, e molto altro… Amici dall’Italia stanno inviando aiuti, noi nel frattempo stiamo cercando di trovare strutture dove Sebastian possa fare riabilitazione. I medici dicono che nella migliori delle ipotesi potrebbe star seduto, quindi una carrozzina, ma la prospettiva più reale al momento é che trascorra il resto della vita disteso in un letto… Mario e la sua famiglia sperano, confidano in un miracolo, noi a nostro modo cerchiamo di aiutare perché questa speranza si trasformi in realtà.
Altro dramma ha colpito la comunità di Yacubiana… Carlos Poaquiza, gestore della Quesera, mentre stava andando a consegnare i formaggi a Cuenca in carro assieme al fratello, ha avuto un incidente… erano le 4:00 del mattino quando una telefonata ha avvisato l’ospedale di un incidente, quando sono arrivati i sanitari hanno trovato il carro dalla parte del conducente completamente distrutto, per Carlos non c’è stato nulla da fare, é deceduto appena arrivato in ospedale, mentre il fratello si è salvato e non ha riportato traumi fisici gravi. Dai primi rilievi sembra che il carro sia stato investito da un ”trailer” uno di quei camion mastodontici che percorrono da nord a sud la Panamericana, del trailer nessuna traccia… per la comunità di Yacubiana una tragedia indicibile, Carlos aveva 35 anni, due figli (uno nato da poco), era uno dei giovani leader della comunità. Poco prima del nostro rientro in Italia ci eravamo incontrati con lui e con altri rappresentati della sua comunità per iniziare a dialogare e confrontarci nel progetto della caffetteria. Qui già la vita è complessa di per sé, poi ci sono questi fatti che ti fanno dire a denti stretti “ma qua.. una volta tanto… una botta di culo mai!!!”
Non resta altro da fare che raccogliere i cocci e rimettersi in cammino con ancora maggior determinazione, confidando nella propria voglia di incontrare un modo più giusto ed umano, e nella sana rabbia di voler cambiare il corso delle cose.

Emanuele
Come al solito abbiamo inondato pagine con chiacchiere! Questo rientro è stato un tuffo in acqua senza curarsi della temperatura. Un’immersione nella quotidianità che avevamo lasciato qualche mese fa… come vi dicevamo per noi una piacevole sorpresa…
Ci sarebbero molte altre cose da raccontare, in questo mese le cose vissute sono state veramente tantissime, ne abbiamo scelte alcune, quelle che ci sembravano più significative, ma molte altre sarebbero importanti da condividere… Il tempo trascorso con i ragazzi che hanno fatto il mese in missione, le chiacchiere fatte con loro, su mille cose, mille dubbi che una esperienza del genere provoca, per noi era la prima volta che accoglievamo qui in Ecuador ragazzi per questa esperienza, ne abbiamo accompagnati molti nei mesi di preparazione in Italia prima di partire, io un anno come accompagnatore ho condiviso un mese a Manuas con un gruppo di loro, ma era la prima volta che assieme ai nostri amici ecuadoregni vivevamo l’accoglienza qui in missione. Esperienza completamente differente, che ci ha insegnato molto.
La cosa che più mi terrò stretta di questo mese è la vita in comune, la condivisione di incontri, le serate di chiacchiere con Corrado… per me, per noi è stato un periodo importante di condivisione, di confronto, di verifica di questi anni in missione e dei prossimi che ci accingiamo a vivere.
È stato importate questo confronto, a volte anche scontro, come ben sanno quelli che ci conoscono un po’ più profondamente, in alcune cose abbiamo visioni differenti. Sono stati momenti di condivisione e di discussione, che a noi hanno fatto molto bene, abbiamo avuto occasione di vivere assieme cose che prima solo ci raccontavamo, e non è sempre facile spiegare e dall’altra parte non è sempre facile comprendere…
Terremmo nel cuore tutte le chiacchiere, le condivisioni, i sogni, le speranze che abbiamo condiviso, saranno la dispensa da cui attingere nei momenti di magra…

Un’ultima cosa prima di salutarvi, nell’ultima lettera avevamo espresso la nostra tristezza nel vedere un po’ di stanchezza nei gruppi, di scarsa partecipazione… ci avete immediatamente smentito, e questo ci fa enorme piacere. Vedere ad esempio le foto del Campo Pedemontana con così tante persone, giovani, famiglie… é stato bellissimo…
Per me, che ho fatto un’esperienza brevissima a Manaus, è stato piacevole vedere gli amici di Manaus attorniati da tante persone che per periodi più o meno lunghi hanno fatto esperienze di condivisione in quella splendida terra… persone che per vari motivi da parecchio tempo erano più o meno latitanti…
Credo che per le persone che hanno vissuto questo tipo di esperienza, sia a Manaus sia a Rio de Janeiro, sia in qualsiasi altra missione del Gruppone, ci sia un debito morale che ci lega per la vita a queste persone che ci hanno accolto, che in molti casi ci hanno supportato e sopportato per tutte le nostre pippe mentali, con cui abbiamo condiviso momenti che sempre descriviamo indimenticabili. Se effettivamente lo sono stati dobbiamo non dimenticarcene, e dobbiamo continuare a lavorare per loro in tutte le forme che possiamo, dobbiamo testimoniare quello che abbiamo vissuto perché altri dopo di noi si innamorino di questo modo di spendere la vita, e che questo sogno di mondo diverso, migliore, continui sino a diventare realtà… credo questo sia il minimo sindacale che dobbiamo a questi nostri amici…

Anna
Abbiamo giá detto tante cose… Mi resta solo che salutare! È una delle cose piú difficili da fare e credo che i ragazzi del mese, Francesca, Riccardo, Alex e Federico mi comprendano bene. Per me c’è sempre quel misto di malinconia per quel che finisce (per lo meno fisicamente, pensando a una vita di convivenza, a situazioni di vita quotidiane ma sempre nuove) e di emozione per il rientro a casa, alla vita giá nota, agli affetti, ai soliti e “sicuri” ritmi e punti di riferimento… Sono emozioni che io ed Emanuele viviamo ogni volta che lasciamo una terra per immergersi nell’altra e viceversa.
Ringrazio inoltre chi in questo periodo ci ha definiti “famiglia accogliente” e credo di poter dire con certezza che siamo il frutto delle nostre famiglie di origine e di quella grande famiglia che è il Gruppone.

Un abbraccio a tutti

Hasta pronto.
Emanuele y Anna

Lascia un commento